ROMA - «Non c'entro niente con la scomparsa di Emanuela Orlandi. Dal 1982 al 1984 ero in carcere». E D.M., la proprietaria dell’appartamento dove Emanuela sarebbe stata segregata dopo il sequestro, annuncia di voler querelare per calunnia Sabrina Minardi, la supetestimone, che dopo venticinque anni ha deciso di liberarsi «dei suoi scheletri nell’armadio».
Poche ore dopo, davanti al procuratore aggiunto Italo Ormanni, ai pm Andrea De Gasperis e Simona Maisto e al capo della Mobile, Vittorio Rizzi, il marito della donna, V.S., ha ripetuto le stesse cose. E anche alla domestica dell’epoca, «Teresina», quella che secondo la testiomonianza di Sabrina Minardi si sarebbe presa cura di Emanuela durante prigionia, è toccato rispondere alle domande degli inquirenti. «Andavo in quell’appartamento solo una volta a settimana. Non so guidare», ha detto.
L’ex donna di Enrico De Pedis ha descritto la casa di D.M, sulla Gianicolense, la prigione di Emanuela, «comprata tra l’82 e l83. Non troppo grande, due o tre stanze da letto», precisando che da lì parte un sotterraneo lunghissimo che arriva quasi fino all’ospedale San Camillo. La casa c’è, il sotterraneo pure, gli uomini della Squadra Mobile lo hanno già individuato. Hanno fatto un sopralluogo, verificando che in quei cunicoli è stato anche costruito un bagno e che a pochi mesi dal sequestro i consumi di elettricità erano aumentati. Ma il riscontro non è significativo.
«Della ragazza si occupava Teresina, la domestica», ha detto la Minardi, sostenendo anche che fosse stata quella signora ad accompagnare Emanuela al Gianicolo e a consegnargliela, quando De Pedis le aveva chiesto di portarla alla pompa di benzina vicino al Vaticano dove c’era un prete ad attenderla.
Ma D.M., ex donna di Danilo Abbruciati, un altro “Testaccino” come De Pedis, ucciso a Milano nel 1982 durante il fallito attentato all’allora vicepresidente del Banco Ambrosiano, in questura non ha mancato una risposta. E alla fine i tre testimoni hanno smentito le dichiarazioni della Minardi definite dall’avvocato Angela Porcelli «infondate, insussistenti e diffamatorie». D.M. ha aggiunto che all’epoca nell’83, all’epoca del sequestro, non aveva una domestica fissa, ma una persona che lavorava a ore e si occupava delle faccende di casa. La signora delle pulizie non aveva neppure la patente: non avrebbe potuto portare Emanuela fino al Gianicolo in auto, come riferisce la Minardi. La domestica ha confermato poco dopo.
Ma la procura va avanti. Adesso potrebbe toccare ad altri ex della Magliana rispondere alle domande dei pm. Personaggi tirati in ballo dalla Minardi, dai quali però i magistrati non sperano di ottenere conferme.
Intanto altre contraddizioni emergono nel racconto della supertestimone. Secondo la Minardi, quel cunicolo sulla Gianicolense sarebbe stato ristrutturato e ripulito da Abbruciati, che una volta le avrebbe anche detto: «Mamma mia, qui portiamo i sequestrati». Non solo. La Minardi riferisce che proprio Abbruciati un giorno le avrebbe detto quanto fosse importante portare una spesa buona nella casa di D., «perché c'era una ragazzina che doveva mangiare». Ma all’epoca del sequestro Orlandi il “Testaccino” era già morto, freddato da una guardia giurata durante una “trasferta”.
E c’è un’altra donna che sarebbe stata a conoscenza dei fatti. L'ex amante di Renatino racconta di avere conosciuto D.M nell’81, attraverso una parente dell'ex marito, Bruno Giordano. Con quella parente acquisita si sarebbe confidata rivelandole di avere accompagnato Emanuela Orlandi al distributore di benzina del Vaticano. E lei le avrebbe risposto di sapere che la ragazzina veniva «ospitata» in casa di D. Adesso anche questa signora potrebbe essere convocata dagli inquirenti. E anche in questo caso i pm sono certi di una smentita.
di VALENTINA ERRANTE
8 lug 2008
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