26 set 2006

articolo tratto dal MESSAGGERO del 23/01/96 di M. Martinelli

Alla sua prima apparizione in pubblico, il pentito storico della Magliana, Maurizio Abbatino, fa la figura di Pierino al primo giorno di scuola. Sbaglia le date dei suoi delitti, le armi usate, gli amici che erano con lui. E quella che doveva essere l'udienza più importante per gli accusatori della grande criminalità romana, diventa un round a favore dei difensori dei 94 imputati alla sbarra. Maurizio Abbatino, alias Crispino, in completo grigio e cravatta, superprotetto dagli uomini della Criminalpol, entra in aula alle 10 in punto. Si siede davanti al presidente Amato e comincia a torturarsi il mento dal nervosismo. Parla a voce bassa, non si gira mai verso le gabbie con i suoi vecchi compagni di malavita. Poi comincia la carrellata dei ricordi sui delitti che insanguinarono Roma negli anni '70 e '80. "Scusi lei come nasce?" chiede a bruciapelo Amato. E Crispino, che dai verbali d'interrogatorio sembra essere un perfetto conoscitore della lingua italiana, fa subito intendere il contrario. Le domande devono essere semplici, senza termini complessi come "gruppi di fuoco" o "supporto logistico". Stabilito questo, Abbatino attacca con la storia della sua banda, nata alla Magliana tra lui, Franco Giuseppucci detto il Negro, Marcellone Colafigli e altri ancora. Il presidente rievoca i loro delitti e Abbatino si contraddice con quello che aveva già detto durante gli interrogatori resi al giudice istruttore OTELLO LUPACCHINI.
Alla fine capisce anche lui che sta facendo una figuraccia: "Scusate oggi sono un pò confuso". Alle 11 l'udienza viene sospesa. Alle 11,30 viene rinviata a venerdì prossimo. Per gli avvocati difensori è co la conferma della loro tesi: ABBATINO SAREBBE PENTITO IMBECCATO; UNO DI QUELLI CHE FIRMA I VERBALI CHE GLI PREPARANO GLI INQUIRENTI. E SUBITO PARTE LA PROTESTA: GLI AVVOCATI, CON ALFONSO PERA, ANTONIO MINGHELLI E LUIGI MELE IN TESTA MINACCIANO DI DISERTARE LE PROSSIME UDIENZE, VISTO IL COMPORTAMENTO DEL PENTITO.
Punta il dito pure l'imputato Alessandro D'Ortenzi, lo Zanzarone del Monte di Pietà, uno che rapinava le banche negli anni '70 con Renatino De Pedis, prima che quest'ultimo diventasse uno dei capi incontrastati della Banda della Magliana. Zanzarone sventola un verbale di interrogatorio di Abbatino, in cui il pentito rivela di essere stato avvicinato da Francesco Pazienza all'inizio degli anni '80, di averlo incontrato al bar Canova di P.zza del popolo e di aver ricevuto la richiesta di uccidere un uomo importante negli Stati Uniti. Ebbene, D'Ortenzi spiega che quell'incontro ci fu davvero, poche settimane prima della morte di Calvi a Londra nel giugno '82. "C'ero anch'io a quell'incontro, ma non avvenne da Canova e non era Pazienza, bensì un giornalista giudiziario che poi è deceduto. Ci disse che per noi ci sarebbero stati centomila dollari, poi non ci contattò più. Anche da questo si capisce che ABBATINO E' PILOTATO". D'Ortenzi è un fiume in piena, approfitta dell'udienza per rivelare anche a proposito del delitto Pecorelli i giudici stanno seguendo una pista sbagliata. Andreotti e Vitalone non c'entrano, fu un delitto di criminalità organizzata. E un'altra persona, qualche tempo dopo fu uccisa in conseguenza di quel delitto.

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