10 feb 2007

Processo per la morte di Calvi: ascoltato De Mita


di Gianluca Rocca - 23.01.07

Ciriaco De Mita è comparso ieri in aula, davanti ai giudici della Corte d’assise di Roma, per testimoniare al processo per la morte di Roberto Calvi. L’ex presidente del Consiglio è stato ascoltato come persona informata dei fatti, ma ha rivelato informazioni poco utili per risalire agli autori o al movente della morte di Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano, trovato impiccato il 18 giugno del 1982 sotto il ponte dei Frati neri a Londra. Con De Mita è stata dichiarata chiusa dalla II Corte d’assise di Roma, la fase dell’esame dei testimoni. Il prossimo 7 marzo ci sarà la prima delle tre udienze che serviranno al pm Luca Tescaroli per la sua requisitoria e le richieste conclusive.
Per la morte dell’ex presidente del Banco Ambrosiano sono sotto processo per omicidio l’imprenditore Flavio Carboni, l’ex cassiere della mafia Pippo Calò, l’ex compagna di Carboni, Manuela Kleinszig, Ernesto Diotallevi e l’ex contrabbandiere Silvano Vittor.
Nell’aula bunker del carcere romano di Rebibbia ieri sono stati sentiti gli ultimi tre testimoni, tra questi l’ex segretario della Dc e più volte ministro Ciriaco De Mita: «Conobbi Carboni tra la fine dell’80 e l’inizio dell’81 - ha detto De Mita rispondendo alle domande che gli sono state poste nel corso dell’udienza - la prima volta lo incontrai per chiedergli chi aveva fatto la “canagliata” su L’Espresso che diceva che mi erano stati dati illecitamente 20
milioni dall’allora presidente dell’Ina Mario Dosi. La seconda volta, quando Carboni, all’epoca della mia candidatura a segretario della Dc, mi disse che avrebbe potuto interessarsi per fornirmi rapporti col Vaticano e con gli Stati Uniti. La discussione si chiuse subito perché rifiutai in quanto ritenevo che il ruolo di un candidato non era quello. Dopo la mia nomina, i miei rapporto con il Vaticano e gli Usa li organizzai io stesso». Ulteriore riferimento è stata una intervista rilasciata nel 1984 da Carboni a un settimanale nella quale l’imprenditore, di origine sarda, disse di essersi prodigato per la nomina di De Mita a segretario della Dc e che quest’ultimo lo aveva anche ringraziato. «Non mi risulta che Carboni avesse alcuna influenza - ha detto De Mita - sono cose fantasiose». E sulla indicata da Carboni promessa da parte di De Mita per un interessamento per allontanare Beniamino Andreatta dall’allora incarico di ministro del Tesoro, chiara è stata la risposta: «Andreatta era mio amico, quando fui eletto segretario Dc fu riconfermato nel governo Spadolini-bis alla guida del tesoro». Sulla sua conoscenza di Roberto Calvi, De Mita ha detto di averlo conosciuto quando, da ministro dell’Industria «l’onorevole Bisaglia me lo propose per nominarlo Cavaliere del lavoro. Lui passò la selezione ma io non lo indicai. Quando la mia proposta su un altro nome non andò a buon fine, mi chiesero di sostituire il nome da me fatto con quello di Calvi. Non sono in grado di riferire alcuna circostanza con il riferimento alla sua morte perché non ne sono a conoscenza».

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