(23/11/2002) “IL MESSAGGERO” raccontò così l’addio ai Mercati generali
17 Agosto 2005
"IL VENTRE DI ROMA NON ABITA PIU' QUI"
Dopo ottant'anni, questa sera chiudono i Mercati generali della via Ostiense…
di FabrizioVenturini
Non c'era bisogno degli studiosi Marvin Harris e Claude Lévi Strauss per spiegare ai romani che cibi e gusti alimentari qualificano i popoli – manifestandone il carattere e condizionandone i comportamenti – più di qualsiasi fattore climatico, fisionomico, o culturale. Chi in passato coniò il principio "Franza o Spagna purché se magna" e nel corso della storia – tra "tabernae", "cauponae", "frumentationes", Fori olitorii e Fori boari, vie biberatiche, horrea, granai imperiali – si è distinto per il talento economico, imprenditoriale, logistico, agricolo, ingegneristico, con cui per millenni ha gestito gli approvvigionamenti alimentari ha sempre saputo che vivere è nutrirsi. Ma che si vive meglio mangiando bene. Libri di sicuro illuminanti come "Buono da mangiare" o "Il cotto e il crudo" – dei due citati antropologi che lontano da Roma hanno capito verità fondanti sull'alimentazione dell'uomo – all'ombra del Cuppolone non hanno rivelato nulla di nuovo. E' la pancia a guidare il cervello e ad ispirare l'anima. Non viceversa. Anche per questo, quando a via Ostiense, questa sera, dopo una di quelle manciate di millenni che segnano il passare del tempo con novità autenticamente epocali che non lasciano nulla di identico a prima, verranno chiusi per sempre i Mercati generali sorti nel 1922 dove al tempo dei Cesari c'era l'Emporium di Roma in simbiosi col Tevere, i romani si sentiranno sfiorati da un soffio della storia. "Sarà come sentir la pagina di un libro che si chiude", prevede malinconico il cavalier Arturo Carpignoli, leader dei grossisti ittici 67 anni, 61 dei quali passati a vendere il pesce negli impianti della via Ostiense.
1922 - I mercati generali in costruzione
Se davvero l'uomo è quello che mangia, gli sgangherati Mercati generali romani oggi somigliano a un vecchio fegato malato che ha bisogno d'un trapianto compatibile con la sua biologica identità. Anni fa il raffinato intellettuale torinese Luigi Firpo pensò di aver colto l'identità romana più autentica nel fatto – ancora riscontrabile nei ristoranti tradizionali di Garbatella, Ostiense, Testaccio – che mangiando "pajata" cioè intestini di agnellini da latte, i romani siano "mangiatori di m….". Prima di Firpo, di Bersezio, di Soldati e dei tanti altri buongustai piemontesi che tentarono di assaggiare e gustare la "romanità", anche Edmondo De Amicis – l'autore di "Cuore", tanto per continuare a parlare di viscere – finì per parlare di cibo arrivato a Roma nel settembre 1870 con i bersaglieri italiani. Scrisse infatti del frate che il giorno seguente alla fatidica Breccia, nel Foro romano dove due giovani fanti piumati si estasiavano increduli fra colonnati, peristili, architravi, porse loro una pagnotta in segno di fraterna amicizia. E poi, anche di un altezzoso principe della Nobiltà nera che il 20, vedendo davanti al monumentale portone del suo palazzo a piazza Borghese il generale sabaudo Bessone, capo del XIII Abruzzi, dividere il rancio con gli ufficiali, scese in strada invitandoli tutti a pranzo.
Viale Ostiense, un particolare dei mercati nei primi anni '20
"Spero che non vorrà offendermi signor generale – disse impettito – ma sono millenni che davanti al portone di casa mia non sostano neanche i mendicanti più laceri perché la mia famiglia li ha sempre accolti in cortile con almeno un piatto di brodo: prego lei e i suoi ufficiali di accomodarsi alla mia mensa. In questa città ossessionata dal cibo come un lattante questa sera si chiude per sempre la mammella dei Mercati generali. I romani riusciranno a svezzarsi da questa dipendenza? Tutto in città parla di pietanze e leccornie. Persino i muri del Palazzo dei conservatori in Campidoglio, dove un'antica targa marmorea dà le misure degli storioni del Tevere da consegnare ai Senatori della città ancora forniti della saporitissima testa. Ma anche in una chiesa – Santa Maria in Pescheria – è stato ritratto con rispetto degno di quello che si dava ai Santi ed ai Beati un appetitosissimo luccio. All'epoca non c'erano ancora i Mercati generali: quello del pesce si trasferì a via Ostiense nel 1922 da viale Manzoni, ma prima la sede era in via dei Cerchi, prima ancora a piazza Navona, in precedenza al Portico d'Ottavia cioè nel Ghetto antico. Da lì gli operatori portarono con loro un ricco vocabolario di parole ed espressioni ebraico-romanesche: "cacerro" (da "kasher" buono, idoneo), "gazzimme" (da "ghazim" metà per uno, in affari come soci paritari), "colaimme" (da "kholaim" e cioè disastro, malanno, affare finito male). Anche il tradizionale Cottio sembra abbia avuto origine nella comunità ebraica secoli fa e di lì sia stato poi esportato nelle altre, successive, sedi del mercato ittico all'ingrosso di Roma.
Quella dei vecchi Mercati generali è, dunque, l'ultima attività economica che lascia la zona Ostiense-Testaccio-Garbatella, urbanisticamente strutturata per usi prodittivi fin dagli inizi del XX secolo. L'Annona comunale faceva parte infatti del primo quartiere industriale e produttivo di Roma, che conteneva anche il Gazometro, la Centrale a gas Montemartini, i Magazzini generali sul Tevere con il molo industriale "De Pinedo", il Mattatoio e un insieme di grandi fabbriche private – la Mira Lanza, la Saint Gobain, i Molini Biondi, l'Olearia Romana – che sfruttavano la moderna infrastrutturazione di quel comprensorio attrezzato producendo soprattutto i beni strumentali e di consumo (materiali edilizi, alimentari, detergenti) più richiesti dal mercato locale. I "buiaccari" (venditori di minestra calda con il grasso in fondo alle pentole) e i "perromanti" (detti anche "peracottari") che rifocillavano il popolo operaio dell'Ostiense hanno seguito a lungo gli alterchi tra salesiani e anarchici, tra i riformisti della Camera del lavoro e i rivoluzionari delle leghe operaie, tra bande di divertimento che organizzavano pranzi e adepti della setta pauperista di Alessio e Basilio Roncaccia. Questi fatti di vita vera avvennero tra gli anni '10 e '30 del Novecento quando il sociologo Domenico Orano (consigliere nella Giunta Nathan) documentò le avvilenti condizioni del proletariato residente in quest'area. Poi il fascismo e la guerra con le bombe sui Mercati generali a febbraio e a marzo 1944: morti, feriti, crolli. Le attività annonarie trasferite lungo la Passeggiata archeologica. Sei mesi prima, alcuni militari con vigili urbani, poliziotti, facchini, partigiani e cittadini si opposero ai nazisti a Porta San Paolo. Tra le vittime del nazifascismo ai Mercati generali il conte Giuseppe Celani, ispettore annonario (fu ucciso alle Fosse Ardeatine), Giuseppe Cinelli (facchino ucciso alle Fosse Ardeatine) detto L'avvocaticchio per la sua prosa incandescente di militante marxista), Salvatore Petronari (ucciso a Forte Bravetta). Non furono sacrifici inutili.
Per trent'anni dopo la Guerra – ricorda il cavalier Arturo Carpignoli, presidente dei grossisti ittici di Confcommercio – nei Mercati generali si è lavoranto tanto e bene. Il boom economico e la golosità dei romani ci hanno dato dei bei soldini.
Quei soldini non bastarono però a un giovane grossista, con un grande talento per gli affari, che si sarebbe reso famoso negli anni '70 come uno dei capi della malavita romana: Ernesto Diotallevi.
Tutti concordi nei viali dei Mercati generali: La morte di questa struttura ebbe inizio con una legge nazionale recepita da una delibera comunale negli anni '80, che consentiva i commerci all'ingrosso di ortofrutta, pesce e pollame anche al di fuori degli appositi spazi comunali . L'invecchiamento tecnologico, un totale disinteresse per il rilancio della struttura, la progressiva emarginazione dalle direttrici nazionali di traffico commerciale, hanno mano a mano avvilito i Mercati generali in condizioni di onerosa inutilità. Dagli anni '90 costavano al Comune 8 miliardi annui di lire. Ma da domani, questa lunga storia ricomincia con ben altre premesse, con ben altri obiettivi, ma con lo stesso vecchio spirito: garantire a Roma approvvigionamenti alimentari di prodotti freschi o freschissimi di alta qualità e a prezzi il più contenuti possibile.
http://www.agroalimroma.it/CAR/www/notizia.asp?menu=18&idart=34&id=81
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